CENTENARIO 1918-2018 – GLI ITALIANI, LA GUERRA E L’UNIONE
CENTENARIO 1918-2018 – GLI ITALIANI, LA GUERRA E L’UNIONE
Sceneggiatura di Anca FILOTEANU
Fin dalla prima grande migrazione storica degli italiani, nel XIX secolo, gli abitanti della Penisola hanno scelto la Romania come paese d’adozione preferito: qui hanno trovato un luogo accogliente, una lingua simile e un popolo latino fratello, con abitudini e modi di essere simili.
Provenivano da tutta l’Italia ma soprattutto dal Nord, dal Tirolo italiano, dal Trentino, da Veneto o Friuli, dalla Lombardia o dal Piemonte.
SINCRONI
Pelagia NARDIN – membro RO.AS.IT.
Il padre di mio marito era originario del Friuli-Venezia Giulia, più esattamente proveniva dal Comune di Lucinico, dove si trova anche la città di Trieste.
Natividad Luiza MORARIU (PARON – BOSIN) – membro RO.AS.IT.
Ho una famiglia italiana dalla parte di mia nonna, il cui padre è stato Bosin Andrea, e una da parte di mio nonno, il marito della nonna, Paron Luigi Antonio.
Antoaneta GRECHI – membro RO.AS.IT.
I miei genitori. Mio padre si chiamava Grechi Angelo e mia madre Albuzzi Cecilia.
Mihaela MATEESCU PROFIRIU (CULLURI) – Vicepresidente RO.AS.IT.
Il mio trisavolo era nato a Venezia e tutti i suoi figli hanno studiato a Venezia.
Antoaneta GRECHI – membro RO.AS.IT.
Appartenevano alla famiglia Giacciano e Baruchella per parte di padre, e ai Clivio-Varese da parte di madre.
Prof.ssa Coleta De SABATA – membro RO.AS.IT.
Farla era un paesino nel comune di Maiano, a circa 20 Km da Udine.
Natividad Luiza MORARIU (PARON – BOSIN) – membro RO.AS.IT.
Il bisnonno Andrea Bosin è arrivato per primo, intorno al 1850, insieme a un gruppo più grande proveniente da Predazzo, per costruire strade e ponti.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, tutti gli uomini sono stati chiamati alle armi, che fossero romeni, italiani, tedeschi, russi o appartenenti ad altre etnie.
L’Italia è entrata in guerra nel 1915, la Romania nel 1916.
Molti hanno vissuto allora situazioni drammatiche. In special modo, quanti erano sottomessi ai grandi imperi, alle volte sono stati costretti ad alzare le armi contro il proprio paese e il proprio popolo.
È andata così anche nelle provincie romene occupate dall’Impero Austro-Ungarico – Transilvania, Banato o Bucovina: i romeni sono stati obbligati a lottare contro il Regno di Romania, e gli italiani contro l’Italia. Hanno attraversato momenti simili anche polacchi, russi, cechi, serbi e croati.
Nei suoi libri, del ciclo “Il Clan De Niro”, la Signora Coleta De Sabata racconta eventi realmente accaduti nella sua famiglia. Eventi legati tanto alla Grande Unione del 1918, quanto anche alla Grande Guerra.
SINCRONO
Prof.ssa Coleta De Sabata – membro RO.AS.IT.
In uno dei volumi, forse nel secondo, in “De Niro e i figli”, c’è una parte che mi piace moltissimo. Si tratta di alcune pagine, un capitolo basato su documenti. Voglio dire, i personaggi sono fittizi ma tutto il resto è nei documenti. Un passaggio riguarda il momento della Grande Unione, ad Arad. Questa parte è assolutamente reale. E oltre a studiare della storia, ho raccolto testimonianze dirette che mi hanno permesso di capire al meglio l’atmosfera. Perché mio padre, nato nel 1900, ha fatto parte della Guardia Nazionale. Voglio dire, lui mi ha raccontato com’è effettivamente andata, fatti che diversamente sarebbero rimasti sconosciuti. Ci sono numerosi passaggi di quel libro basati su racconti diretti. C’è la descrizione della battaglia del Piave, che è stato l’inizio della disfatta dell’Impero Austro-Ungarico. Lì, tre dei fratelli di mia suocera erano presenti, in quella battaglia – uno dalla parte italiana e due da quella austro-ungarica. Quindi tre. Uno ha disertato, ha raggiunto gli italiani ed è scappato. Come in “La foresta degli impiccati”, però con la fuga. Il secondo ha fatto parte di quella metà dell’esercito riuscita ad attraversare il fiume e che è stata massacrata. Mentre il terzo non è riuscito a passare perché gli italiani hanno avuto una strategia affascinante! Li hanno sgominati! Zio Guido, uno dei fratelli di mia suocera che ci ha raccontato cos’è successo e che è stato lì, ha fatto parte di quella metà dell’esercito austriaco che ha attraversato il Piave sull’altro versante, mentre gli italiani, grazie ad alcune dighe, avevano ridotto notevolmente il livello del fiume. Perciò l’acqua era bassa e l’hanno attraversato. Gli italiani hanno lasciato che passasse metà dell’esercito e dopo hanno aperto le dighe. Dato che si trattava di una zona montana, l’acqua è scesa a una tale velocità e in tale quantità – avevano costruito diversi sbarramenti – da spazzare via tutto e l’esercito austro-ungherese è stato spezzato in due. E ci hanno anche raccontato dettagli straordinari, su quanto fosse stata dura per i soldati rimanere lì 5 o 6 giorni. Cos’è successo? Si è trattato di una strategia straordinaria. Gli italiani hanno immaginato che lì si sarebbe svolta la grande battaglia. Hanno scavato delle trincee – d’altra parte, erano rinomati costruttori. Dopo di che, le hanno abbandonate e hanno costruito un’altra linea di trincee alle loro spalle. Gli austriaci non lo sapevano. All’epoca non esistevano gli aerei di sorveglianza. E quando è passata, la prima metà ha trovato le trincee vuote. Per contro, gli italiani, dopo aver aspettato tanto, hanno iniziato un lunghissimo bombardamento e li hanno distrutti. E non hanno più potuto ritirarsi. Non hanno potuto nemmeno tirare la testa fuori dalle trincee. Senza cibo, senza acqua, c’erano feriti, morti… Vale la pena di leggerlo, è un passaggio molto drammatico e assolutamente autentico! E tutto questo raccontato dallo zio che ha attraversato il Piave. Ed è rimasto lì, tra morti, feriti, mosche, topi, per sei giorni non hanno avuto la possibilità di avanzare o retrocedere. Gli italiani li hanno presi a cannonate sei giorni e sei notti. Per me è stata una scoperta straordinaria. All’epoca non sapevo che avrei scritto un libro.
Italiani e Romeni hanno fatto parte di forze armate differenti: dalla fanteria al corpo degli Alpini. Sono stati in Marina, come nel caso di alcuni membri della comunità italiana di Tulcea o Sulina, e anche in Aeronautica, come Giovanni Culluri, pioniere del volo, il pilota del principe George Valentin Bibescu.
Nel tempo, i destini italo-romeni si sono intrecciati, la storia specifica si è unita alla grande storia.
Il Maresciallo Alexandru Averescu, ex comandante della II Armata, il grande stratega delle battaglie di Mărăști, aveva studiato all’Accademia Militare di Torino ed era sposato con un’italiana, Clotilde Calligaris. Poiché non avevano figli, i coniugi Averescu hanno adottato e cresciuto nella loro casa in Romania Alberto Croce, figlio di militare che a sua volta sarebbe diventato ufficiale dell’Esercito Italiano e avrebbe combattuto nella Grande Guerra.
SINCRONO
Prof. Marcello CROCE – scrittore
Il Maresciallo Alexandru Averescu riposa per l’eternità nel mausoleo di Mărăști, di fronte al quale è stato innalzato un suo busto, un’opera dello scultore d’origine tedesca, Oscar Späthe.
Ovunque in Romania esistono ancora oggi monumenti costruiti in omaggio agli eroi periti in guerra – grandiosi mausolei situati nei luoghi delle grandi battaglie, o obelischi e statue memoriali in tutte le città e paesi della nazione.
Perché non esiste località della Romania che non abbia pagato con onore il proprio tributo di sangue, in entrambi i conflitti mondiali.
Alla realizzazione di questi monumenti hanno contribuito anche i confratelli italiani, stabilitisi in territorio romeno. Gli italiani hanno contribuito alla costituzione della Grande Romania, accanto ai romeni di tutte le etnie coabitanti – in tutti gli ambiti d’attività.
SINCRONI
Natividad Luiza MORARIU (PARON – BOSIN) – membro RO.AS.IT.
Hanno iniziato a costruire ponti a Budapest. Il Ponte delle Catene e il Ponte dei leoni sono stati fatti dalla Famiglia Bosin. Dopo di che, sono venuti in Romania, in Transilvania.
Mihaela MATEESCU PROFIRIU (CULLURI) – Vicepresidente RO.AS.IT.
In famiglia ci sono stati artisti – perché tanto il bisnonno, quanto mia nonna e mia madre erano pieni di talento. E piloti.
Antoaneta GRECHI – membro RO.AS.IT.
Il mio bisnonno era viticoltore mentre mio nonno era tecnico selvicoltore.
Natividad Luiza MORARIU (PARON – BOSIN) – membro RO.AS.IT.
Sulla Bran-Brasov c’è una pietra memoriale con il nome Bosin.
Mihaela MATEESCU PROFIRIU (CULLURI) – Vicepresidente RO.AS.IT.
Il mio bisnonno è diventato architetto costruttore ed era famoso per il ferrocemento. Si chiamava proprio così, ferrocemento Culluri.
Tra i successi ottenuti in tutti gli ambiti sociali, gli straordinari costruttori italiani hanno lasciato la propria impronta nell’architettura romena della prima metà del XX secolo.
Scalpellini come Boro del comune di Greci, Mesaroba a Campulung o Vincenzo Puschiasis a Neamt, artisti consacrati come Raffaello Romanelli, costruttori, architetti e imprenditori con il nome Locatelli o Barberis, i Culluri di Venezia, i Bosin di Predazzo… Gerota, Carol Zane, i fratelli Axerio o la Famiglia Qvai di Maiano, predecessori della Signora Coleta De Sabata – da Focsani fino a Piatra Neamt, da Turnu Mugurele a Buhusi, da Oradea a Galati, da Timisoara fino a Vaslui, la Romania è piena delle loro opere.
SINCRONI
Prof. Marcello CROCE
S.E. Marco GIUNGI – Ambasciatore Italiano a Bucarest
Oggi, gli eroi sono onorati ugualmente, senza differenze di schieramento o di origine.
Tramite il sacrificio individuale di ciascuno, si è raggiunto lo scopo del grande cataclisma: lo smembramento degli imperi che dominavano differenti etnie e la formazione di stati nazionali moderni e autonomi.
Tra questi, si conta anche l’Italia riunificata.
E sempre a loro, agli eroi di guerra, dal maresciallo fino all’ultimo soldato, dobbiamo la festa nazionale del 1918. Allora è stato realizzato il sogno secolare del popolo romeno: è stata realizzata la Grande Unione di tutte le provincie romene e la creazione della Grande Romania.
È una Romania in cui tutt’oggi. i discendenti degli italiani di allora, pienamente integrati nella società, conservano la lingua, l’identità e le tradizioni, senza dimenticare l’Italia e i luoghi da cui provenivano i loro antenati.
Traduzione: Clara Mitola
Sono state utilizzate immagini d’archivio dei membri RO.AS.IT.
Un film realizzato da Anca FILOTEANU per RO.AS.IT.