Alexandru Pesamosca, un membro della minoranza italiana che ha fatto miracoli
L’1 settembre sono ricorsi dieci anni dalla dipartita di una personalità paragonata a Dio per i miracoli compiuti nel salvare i bambini, il medico chirurgo d’origine italiana Alexandru Pesamosca.
In quest’occasione, presso il centro culturale “Casa d’Italia” dell’Associazione degli Italiani di Romania – RO.AS.IT., si è svolto un salone “In memoriam Alexandru Pesamosca”, in cui gli ospiti che l’hanno conosciuto hanno condiviso i ricordi impressi nelle loro anime dopo aver incontrato l’illustre medico.
“Ho avuto la gioia e l’onore di incontrarlo personalmente. Il suo ricordo per noi sarà un’eccezione. Noi, come continuatori della minoranza italiana, cerchiamo di portare avanti le belle storie su persone del genere, provenienti da questa comunità” ha dichiarato in apertura la signora presidente Ioana Grosaru.
Dopo l’interpretazione delle trascrizioni appartenenti alla seconda intervista realizzata dall’autore televisivo Gabi Popescu con Natalia Pesamosca, sorella del medico, e con Alexandru Pesamosca, hanno perso la parola quanti hanno personalmente conosciuto “l’angelo dei bambini”.
“Sapevo di avere di fronte un gigante”.
La signora Elvira Gheorghiță, cronista di giornalismo medico, ha ricordato come “per avere accesso al signore, ho imboccato la strada dell’etnia italiana. All’epoca esisteva la rivista «Di nuovo insieme», il cui capo redattore era il signor Modesto Gino Ferrarini. Ho realizzato una breve intervista basata sulla minoranza italiana. La sua vita era un libro aperto per chi gli era accanto. Ogni paziente, oltre le emozioni, significava una nuova vita.
Il suo sorriso mi affascinava. In nessun caso, per quanto difficile fosse, l’ho mai visto triste. Mi aspettava con un sorriso largo, mi abbracciava con quel sorriso e in quel momento tutte le barriere cadevano. Sapevo di avere di fronte un gigante, per me era difficile parlargli ma posso dire che ogni volta, riusciva a elevarmi alla sua altezza (…).
Quando parlavamo degli italiani, era felice una volta di più. Mi diceva: «Gli italiani sono molto simili ai romeni. Guardali, siamo tutti allegri, siamo tutti ospitali, ci piace lavorare e ci impegniamo nel nostro lavoro. Gli italiani che sono venuti in Romania erano operai, non sono venuti qui per vivere alle spalle dello stato romeno. Hanno lasciato qualcosa dopo di loro. Per questo mi piace e per me non è difficile affermare: Sì signore, sono italiano!».
Aveva due cuori al posto di uno: uno batteva per gli italiani e uno per i romeni. Quello che avete realizzato (N.d.R. l’evento evocativo) è straordinario. Da lì, dall’altro, di certo vi ringrazia.”
La signora Mihaela Profiriu, vicepresidente dell’Associazione degli Italiani di Romania – RO.AS.IT. ha raccontato: “L’ho conosciuto in gioventù. All’epoca, lavorava all’ospedale Grigore Alexandrescu. Io lavoravo nel centro di documentazione medica e veniva spesso a leggere. Leggeva molto. Era sempre sorridente. Era alto, magro, con lunghi capelli neri. Era un bell’uomo. Uno dei redattori conosciuti l’aveva soprannominato Principe Azzurro”
“Si parlava di lui come di Dio”
Nel suo stile caratteristico, il signor Modesto Gino Ferrarini (di quasi 92 anni), presidente onorario della RO.AS.IT., ha preso la parola e ha descritto il chirurgo di cui, in veste di giornalista, ha scritto nel 2004: “Era splendido, era amichevole. Mi è piaciuto moltissimo quanto fosse legato all’Italia. Era chiaramente un italiano. Nell’ultima parte della sua vita, si muoveva con difficoltà. Era l’unico ad avere casa direttamente nell’ospedale. Se ne parlava come fosse Dio. Faceva cose incredibili, era fantastico dal punto di vista professionale. Ho Chi Minh e Brežnev hanno chiesto il suo aiuto. Era chiamato ovunque. Ha viaggiato in tutto il mondo. Era un grande specialista. Ciò che riusciva a fare lui, era impossibile per gli altri”.
Nel salone dell’evento a “Casa d’Italia”, accanto al ritratto del grande Alexandru Pesamosca è rimasta accesa una candela per tutto il tempo, simbolo del ricordo luminoso che la gente di questo mondo serberà per “papà Pesi”.