La Giornata della Lingua Madre
Oggi festeggiamo la Giornata della Lingua Madre, simbolo della nostra identità e cultura e, allo stesso tempo, parte dello spirito e del prezioso patrimonio di ognuno di noi. La lingua è il ponte che ci lega agli antenati, poiché ogni parola pronunciata o scritta porta in sé storia, tradizioni e anima, ma è anche il mezzo tramite cui esprimiamo pensieri ed emozioni. Perciò, teniamo cara la nostra lingua madre, rispettiamola, parliamola correttamente, coltiviamola, manteniamola viva e tramandiamone la bellezza!
In occasione della Giornata della Lingua Madre, godiamoci la bellezza e la diversità delle lingue del mondo, rispettando e promuovendo il nostro patrimonio linguistico, e non dimentichiamo che la lingua è ciò che ci definisce e unisce!
In questo giorno vi invitiamo a leggere la poesia “A Mezzodì / La Amiază” di Gabriele D’Annunzio a cui dobbiamo, grazie al suo stile e alla sua prolifica attività di scrittore, svolta per tutta la vita, l’avanzamento della lingua italiana verso la modernità, come sottolinea Antonio Rizzo nel volume pubblicato dall’Associazione degli Italiani in Romania – RO.AS.IT. – “ Mi ricordo di un giorno di scuola” – Quaderno 6: “Gabriele D’Annunzio – tra Poesia, Piacere, Audacia”.
Deputato Ioana Grosaru
Presidente dell’Associazione degli Italiani di Romania – RO.AS.IT.
A MEZZODÌ
A mezzodì scopersi tra le canne
del Motrone argiglioso l’aspra ninfa
nericiglia, sorella di Siringa.
L’ebbi sù miei ginocchi di silvano;
e nella sua saliva amarulenta
assaporai l’orígano e la menta.
Per entro al rombo della nostra ardenza
udimmo crepitar sopra le canne
pioggia d’agosto calda come sangue.
Fremere udimmo nelle arsicce crete
le mille bocche della nostra sete.
LA AMIAZĂ (parafrasi in lingua romena)
La amiază am surprins în stufărișul
argilosului [râu] Motrone, nimfa morocănoasă
cu genele negre, sora lui Syrinx.
Am așezat-o pe genunchii mei de zeu necioplit;
și în sărutul ei amărui
am perceput aromele de măghiran și mentă.
În mijlocul pasiunii noastre arzătoare
am auzit în stufăriș răpăitul
ploii de august calde ca sângele.
Am auzit fremătând, în uscăciunea pământului
multele crăpături ale setei noastre proprii.
[a pământului care își potolea setea absorbind ploaia]