Il progetto “Dall’emigrazione all’integrazione” va avanti
Il 26 novembre 2021 ha avuto luogo una nuova inaugurazione della mostra “Dall’emigrazione all’integrazione”, un progetto fondamentale per l’Associazione degli Italiani di Romania – RO.AS.IT., nato dall’idea e dal lavoro di ricerca svolto dalla sig.ra Ioana Grosaru, presidente dell’associazione, un progetto con quindici anni d’anzianità. Questa volta, la mostra è stata inaugurata a Cavasso Nuovo, Italia, un comune situato nel cuore del Friuli-Venezia Giulia, regione di provenienza di numerosi immigrati italiani in Romania. Un luogo quindi ricco di significato, giacché la mostra riguarda proprio l’immigrazione italiana in Romania e illustra in immagini, tramite foto documentarie, la storia della formazione della comunità italiana in territorio romeno.
Durante l’evento inaugurale si sono susseguiti diversi interventi su quest’argomento, preceduti dai saluti dei funzionari presenti: il Sindaco del comune di Cavasso Nuovo, Silvano Romanin, il Console generale della Romania a Trieste, Cosmin Victor Lotreanu, il Consigliere regionale Emanuele Zanon e l’Assessore alla Cultura del Comune di Cavasso Nuovo, Daniele Gladich. Allo stesso modo, il messaggio del deputato Andi-Gabriel Grosaru è stato trasmesso dalla consigliera Olivia Simion. I punti principali messi in luce nei messaggi ufficiali hanno posto l’accento sugli stretti legami dell’Italia con la Romania, sull’evoluzione storica simile (soprattutto nel XIX secolo) dei due paesi, sull’importanza dei fenomeni migratori che hanno legato i due territori nel passato e nel presente e su quanto sia importante recuperare l’episodio della migrazione italiana in Romania, iniziata un secolo fa, un fenomeno troppo poco conosciuto nello spazio italiano.
Gli interventi riguardanti la migrazione italiana in Romania sono stati sostenuti dal dott. Cristian Luca, Direttore aggiunto dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, dalla dott.ssa Olivia Simion, rappresentante dell’Associazione degli Italiani di Romania e dal dott. Paolo Tomasella, Assessore alla Cultura del Comune di Montereale Valcellina. Se i signori Luca e Tomasella hanno messo in evidenza due personalità di spicco nella storia degli italiani di Romania, l’architetto Antonio Copetti e il costruttore Geniale Fabbro, entrambi italiani e autori di opere fondamentali in ambito edilizio in Romania, Olivia Simion ha presentato l’evoluzione della mostra “Dall’emigrazione all’integrazione”, insieme ad alcuni dati sulla storia della migrazione italiana in territorio romeno, illustrando le storie concrete di vita degli italiani di Romania, i loro successi e drammi, questi ultimi vissuti soprattutto con la venuta al potere del regime comunista, come anche la riforma della comunità dopo il 1989 e il lavoro svolto dall’Associazione degli Italiani di Romania per serbare e promuovere i valori identitari di questa comunità storica.
La serata è andata avanti con l’inaugurazione della mostra, una visita al Museo dell’Emigrazione di Cavasso Nuovo e la degustazione di prodotti tradizionali, specifici della zona di Cavasso Nuovo.
La visita della delegazione RO.AS.IT., guidata dal sig. Paolo Tomasella, è continuata il giorno successivo a Maniago, dove la sig.ra Franca Teja, Assessore alla Cultura del Comune di Andreis, ha presentato la storia del salame di Sibiu, dalle origini friulane, quando Barba Nane, un immigrato di Budoia, arriva con il suo salame, prodotto tradizionale fatto in casa, a Budapest intorno al 1850, per lavorare nell’edilizia. Osservando il successo ottenuto dal salame tradizionale, inizia a produrlo su vasta scala, chiamando lavoratori italiani di Frisanco perché lo aiutassero nell’attività. Tra questi c’erano i fratelli Dozzi. Il primo, Giuseppe, ha sposato la figlia di Barba Nane e ha continuato a produrre salame (diventato il salame ungherese) a Budapest, mentre Filippo Dozzi si è stabilito a Sinaia, dove ha iniziato a produrre salame crudo-stagionato in territorio romeno (diventato in seguito il famoso salame di Sibiu). Alex Antonini, l’unico produttore del salame originale di Barba Nane nella zona, ha presentato la sua macelleria, “Noè”, ed ha parlato del processo di produzione. Attualmente, i romeni Marian Enache e sua moglie Florina, bene integrati nella comunità italiana di Montereale Valcellina (dopo aver vissuto in passato anche a Maniago), promuovono questo salame e la sua storia, ponendo l’accento sull’importante legame tra i due paesi e sugli scambi culinari tra i due, concludendo il cerchio della migrazione che oggi si svolge al contrario, dalla Romania verso l’Italia.
Il cammino è proseguito con varie tappe presso la vecchia centrale idroelettrica di Malnisio, quella che ha dato per la prima volta la corrente a Venezia nel 1905, alla tomba di Geniale Fabbro di Rauscedo e al vecchio Centro Menocchio di Montereale Valcellina, luogo dov’è nato Domenico Scandella, detto Menocchio, sulla cui storia è basata la fondamentale opera di Carlo Ginzburg, “Il formaggio e i vermi”, che ha cambiato l’approccio allo studio della storia, dalla macrostoria alle microstorie.
Così, beneficiando della bell’accoglienza ricevuta a Cavasso Nuovo, un luogo fortemente segnato dal fenomeno migratorio, il progetto “Dall’emigrazione all’integrazione” continua ad andare avanti, aggiungendo ancora una fermata nel suo itinerario, iniziato nel 2007 in varie località della Romania, e proseguito in Svizzera, presso la sede ONU di Ginevra e poi in Italia, a Roma, Cuneo, Frossasco, Torino. Una storia che dev’essere recuperata, raccontata e conosciuta e per questo desideriamo che il cammino della mostra non si fermi qui, così com’è sempre stato nelle intenzioni dell’iniziatrice del progetto, la prof.ssa Ioana Grosaru.
Referente e consigliere, Olivia Simion