È arrivata una nuova Settimana della Lingua Italiana nel Mondo
Oggi entriamo nella XXIV edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, il cui tema è «L’italiano e il libro: il mondo fra le righe» e che intende esplorare il legame tra la lingua e la letteratura nel mondo contemporaneo, sottolineando allo stesso tempo il ruolo del libro come veicolo dell’eredità, dei valori e dell’identità culturale italiana nel mondo poiché, come sottolinea la campagna promozionale del Ministero degli Esteri Italiano, «La lingua italiana è un tesoro che appartiene al mondo intero».
E tuttavia oggi vi proponiamo di riflettere su un altro aspetto interessante della lingua italiana: oltre la sua musicalità unica e alla ricchezza letteraria che ha offerto al mondo, la lingua italiana ha ancora una ricchezza, quella dei numerosi dialetti che la compongono. Vi invitiamo a leggere un passaggio dell’opera di Antonio Rizzo, «La storia della lingua italiana», pubblicata dall’Associazione degli Italiani di Romania – RO.AS.IT. nel 2021, in cui l’autore parla di quest’argomento:
«Questa è l’Italia di oggi, con le sue venti regioni e i suoi ottomila kilometri di coste. La Carta Costituzionale, legge fondamentale della Repubblica, ne indica le funzioni e i poteri e i limiti per promulgare leggi a livello regionale, ma nel contesto di una nazione unita e inscindibile. Ma c’è una cosa che non è mai stata unitaria e, probabilmente, mai lo sarà. La lingua italiana è la lingua ufficiale e unificante, ma le innumerevoli parlate regionali, e da queste gli innumerevoli dialetti, sono la vera anima di una nazione dalla storia così affascinante e complessa.
Tuttavia, come se non bastasse, l’Italia è anche la terra che ancora conserva, soprattutto nelle regioni di confine, idiomi e dialetti che sono considerati vere e proprie „lingue”, con natura autonoma e con alle spalle una storia linguistica propria. Si pensi, per esempio, al friulano, o alla lingua di Sardegna, o al ladino („ladino”, non „latino”).
[…]Nella mappa successiva si offre visivamente un quadro di questa complicata distribuzione linguistica e dialettale.
[…]A voler fare un albero gerarchico degli idiomi, abbiamo:
- – L’italiano comune, ossia la lingua comunemente parlata in tutta la nazione;
- – L’italiano regionale, con le sue cadenze, i suoi accenti e le sue tonalità, che ci fanno distinguere − per esempio − un campano da un lombardo, i cui particolari linguistici sono avvertibili soprattutto nella pronuncia e in alcune scelte lessicali;
- – Il dialetto regionale: non siamo ancora a livello di dialetto vero e proprio, ma a un dialetto sovra-comunale, ossia una varietà di dialetto che ha subito l’influsso dell’italiano regionale. Per esempio, quando distinguiamo un romano – e siamo nel Lazio − da un abitante dell’Alto Lazio o da uno del Basso Lazio, che confina quasi con la Campania;
- – Il dialetto in senso proprio. Giungiamo finalmente al cuore ancestrale della lingua italiana, a quella molteplicità di dialetti che si sono via via trasformati e cristallizzati dalle parlate prelatine, poi con contaminazioni e influenze latine, e dopo ancora attraverso le contaminazioni linguistiche delle popolazioni più o meno stanziali che hanno attraversato l’Italia nel corso dei secoli.»